Aumenta il divario Italia – Germania
In attesa dell’esito della riunione della BCE di domani – previsto un taglio dei tassi all’1%, l’estensione dei prestiti alle banche fino a 2/3 anni e un allargamento dei collaterali da utilizzare nelle operazioni di rifinanziamento per le banche – e della riunione dei leader dell’Unione Europea di venerdì – attesi passi verso una maggiore unione fiscale – i dati economici pubblicati in giornata in area Euro hanno mostrato un allargamento del divario tra Italia e Germania.
Non stiamo, però, parlando in questo caso dello spread tra titoli di stato decennali ma della produzione industriale. In ottobre, infatti, la produzione industriale italiana ha ancora una volta deluso le attese della vigilia, registrando una contrazione dello 0.9% m/m conto attese di un calo più contenuto allo 0.2% m/m. I dati dei mesi precedenti, inoltre, sono stati rivisti al ribasso portando la contrazione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno a -4.2%.
In Germania, invece, la produzione industriale è salita dello 0.8% m/m, battendo le attese della vigilia per una crescita dello 0.3% m/m. La variazione anno su anno è del 4.1%.
Il divario tra i settori industriali diventa evidente dal gennaio ’08. A fronte di un dato sostanzialmente invariato del settore industriale tedesco, quello italiano registra una contrazione di quasi il 20%.
Questi dati confermano come l’economia tedesca dovrebbe continuare a sovraperformare quella italiana nei prossimi trimestri, in linea con le indicazioni provenienti dagli indici di fiducia delle imprese. Così, se da parte l’Italia potrebbe essere entrata in recessione già nell’ultimo trimestre di quest’anno, la Germania potrebbe registrare un dato leggermente positivo. L’economia tedesca, però, non può certo dormire sonni tranquilli. In fondo la produzione industriale tedesca in ottobre è in ribasso dell’1.1% rispetto alla media di Q3 ed una contrazione in Q4 è tutt’altro che impossibile.
ulteriore dimostrazione di come l’UME sia insostenibile.. la Germania non può certamente dormire sonni tranquilli, ma non subirà neanche il salasso fiscale che subiremo noi l’anno prossimo
il rischio per loro è che “sparisca” la domanda cinese, tutt’altro che improbabile..